Un fascicolo di 102 pagine che vanno ad aggiungersi alle 258 già depositate dalla difesa di Massimo Bossetti. Sono i cosiddetti motivi aggiunti, che Claudio Salvagni e Paolo Camporini dopo un lungo lavoro di rifinitura, hanno depositato presso la cancelleria della Corte d’Assise d’appello di Brescia in vista del processo di secondo grado che si aprirà il 30 giugno prossimo. Dunque l’atto d’impugnazione della sentenza con cui il primo luglio di un anno fa la corte d’Assise di Bergamo ha condannato all’ergasto il carpentiere di Mapello, si compone ora di nuovi punti sui quali la difesa va all’attacco.
Primo fra tutti il capitolo dna, pietra miliare dell’accusa, anomalo secondo i difensori e il consulente genetista Marzio Capra, in quanto non presenta la parte mitocondriale di quello di Bossetti. Per la difesa dunque fondamentale diventa la richiesta di una nuova superperizia. Prevedibile l’opposizione sia della Procura generale sia dei legali della famiglia Gambirasio. "Una perizia è inutile" – conferma l’avvocato Pezzotta, parte civile con il collega Pelillo.
Ma nelle 102 pagine non si parla solo di dna. Verranno chiesti nuovi esami anche su tutti gli indumementi della vittima, un approfondimento che – per la difesa – potrebbe anche dimostrare che Yara sia stata ferita e uccisa in un posto diverso, dunque non nel campo di Chignolo d’Isola dove il suo corpo è stato rinvenuto il 26 febbraio 2011, dopo tre mesi esatti dalla sua scomparsa. Così come per le udienze di primo grado i genitori di Yara non si presenteranno a quella d’appello fissata per il 30 giugno, saranno presenti invece la mamma di Massimo Bossetti, Ester Arzuffi, e