“Verità e giustizia”. Questo chiedono i familiari di Petre Ungureanu, il romeno di 32 anni ucciso durante una rapina nel marzo del 2017 nel lodigiano.
La storia è quella di Mario Cattaneo. Nella notte tra il 9 e il 10 marzo sparò con il suo fucile a una banda di romeni che si era introdotta nella sua osteria, a Gugnano, frazione di Casaletto Lodigiano.
Tre, riuscirono a fuggire. Il quarto, ferito, fu portato via dai complici, poi abbandonato senza vita a poca distanza dal locale. Accanto al corpo, il bottino: pochi euro rubati dal fondo cassa.
Quella notte, l’oste, la moglie e il figlio furono svegliati all’improvviso. Sceso a controllare al piano terra, Mario Cattaneo si trovò faccia a faccia con i malviventi. Una colluttazione, poi lo sparo, forse due come sostiene l’accusa, e Peter Ungureanu cadde a terra. Una versione confermata dalle perizie balistiche sull’arma e dalle lesioni riportate dall’oste: tre costole rotte ed ecchimosi varie, segno che la lite c’era stata davvero.
Su Mario Cattaneo pende l’accusa di eccesso colposo di legittima difesa. Il suo destino si conoscerà il 29 maggio. Giorno in cui, nel tribunale di Lodi, ci sarà la prima udienza preliminare. Quel giorno i familiari della vittima chiederanno i danni.
“Dal ristoratore mai un pentimento, né una scusa”. Hanno fatto sapere attraverso il loro avvocato. Una vicenda che ricorda quella di Francesco Sicignano. Pensionato di Vaprio d’Adda, era l’ottobre del 2015 quando sparò e uccise un ladro albanese che si era introdotto in casa. Il suo caso fu archiviato come legittima difesa ma anche in quell’occasione i familiari della vittima, un ragazzo di 22 anni, si erano battuti per il processo e soprattutto per una richiesta di risarcimento. Dopo mesi di polemiche, il pensionato fu invece assolto.
Le stesse polemiche, ora, toccano Mario Cattaneo: da una parte lui, la convinzione di aver agito per difendere sé, i suoi cari. Dall’altra la vittima, i familiari, il loro dolore.