Le vacanze a spese altrui sono da considerare un’utilità che figura il reato di corruzione. Tradotto: quei 640mila euro dati a Roberto Formigoni per cinque Capodanni non presuppongono un rapporto d’amicizia ma un rapporto illecito, corruttivo. A dirlo i giudici della IV sezione penale della Corte d’Appello di Milano nelle motivazioni della sentenza che ha condannato l’ex governatore lombardo a sette anni e sei mesi per corruzione. Il procedimento è quello legato al crac del San Raffaele e al dissesto finanziario della Fondazione Maugeri di Pavia.
Secondo le sentenze di primo e secondo grado, dalla Maugeri sarebbero usciti, tra il ’97 e il 2001, 61 milioni di euro finiti sui conti dell’uomo d’affari Pierangelo Daccò e dell’ex assessore regionale Antonio Simone.
Quest’ultimi avrebbero poi garantito a Formigoni oltre 6milioni di euro di utilità. In cambio, a loro, il governatore avrebbe favorito Maugeri e San Raffaele con delibere di giunta e rimborsi per circa 300 milioni di euro. Accuse dalle quali Formigoni si è sempre difeso.