Gli abiti rimasti stesi al sole. E quei palloncini bianchi attaccati al cancello, come lultimo saluto. Tutto quello che resta della piccola Diana, 16 mesi, lasciata in casa, sola per sei giorni, dalla madre che era andata a trovare il nuovo compagno in provincia di Bergamo.
E una storia difficile che si consuma in questa casa di corte a Ponte Lambro, popolare quartiere alla periferia di Milano.
La mamma, Alessia Pifferi, 36 anni. Aveva raccontato di aver portato la piccola al mare in realtà laveva pulita e messa nel lettino da campeggio con accanto il latte. Quasi un rituale di abbandono. Agli inquirenti ha raccontato: sapevo che poteva finire male. E così è stato. Per sei giorni è rimasta a casa del compagno, che non è il padre della piccola, a Leffe, nella bergamasca. Quando è tornata la bimba era senza vita. Ha chiesto aiuto a una vicina, poi, il crollo, quasi a discolparsi.
La donna si trova in carcere con laccusa di omicidio volontario aggravato dai futili motivi. Gli inquirenti non disporranno la perizia psichiatrica né una consulenza sul suo stato mentale. Ha dimostrato lucidità e freddezza: davanti al pm e agli investigatori ha raccontato di quella figlia come di un peso da cui liberarsi senza versare mai una lacrima.
In casa gli investigatori hanno trovato un potente tranquillante: il sospetto è che possa averlo dato alla bambina. Questo spiegherebbe il perché nessuno in questi sei giorni labbia sentita piangere. Un particolare che sarà chiarito dallautopsia. Resta, intanto, un quartiere incredulo e sgomento.
E una storia difficile che si consuma in questa casa di corte a Ponte Lambro, popolare quartiere alla periferia di Milano.
La mamma, Alessia Pifferi, 36 anni. Aveva raccontato di aver portato la piccola al mare in realtà laveva pulita e messa nel lettino da campeggio con accanto il latte. Quasi un rituale di abbandono. Agli inquirenti ha raccontato: sapevo che poteva finire male. E così è stato. Per sei giorni è rimasta a casa del compagno, che non è il padre della piccola, a Leffe, nella bergamasca. Quando è tornata la bimba era senza vita. Ha chiesto aiuto a una vicina, poi, il crollo, quasi a discolparsi.
La donna si trova in carcere con laccusa di omicidio volontario aggravato dai futili motivi. Gli inquirenti non disporranno la perizia psichiatrica né una consulenza sul suo stato mentale. Ha dimostrato lucidità e freddezza: davanti al pm e agli investigatori ha raccontato di quella figlia come di un peso da cui liberarsi senza versare mai una lacrima.
In casa gli investigatori hanno trovato un potente tranquillante: il sospetto è che possa averlo dato alla bambina. Questo spiegherebbe il perché nessuno in questi sei giorni labbia sentita piangere. Un particolare che sarà chiarito dallautopsia. Resta, intanto, un quartiere incredulo e sgomento.