“L’Intelligenza artificiale rischia di allargare il solco tra i più giovani, tra chi ha accesso agli strumenti e chi no”
Sostenere l’accesso alla formazione di chi è a maggior rischio di abbandono e formare una capacità critica, in particolare tra gli adolescenti, che consenta di capire come utilizzare in modo intelligente la tecnologia. Lo ha detto il presidente della Fondazione Cariplo, Giovanni Azzone, nel corso della presentazione della ricerca “La scuola del futuro? Big data e ai possono essere d’aiuto, ma c’è il rischio di aumento delle disuguaglianze” realizzata da Fondazione Cariplo, WeSchool e Politecnico di Milano. “L’Intelligenza artificiale in particolare e la tecnologia in generale, rischia di allargare il solco tra i più giovani, tra chi ha accesso agli strumenti e chi no. Così come è necessario non lasciare uno sviluppo incontrollato dell’intelligenza artificiale perché potrebbe avere effetti controintuitivi” ha spiegato Azzone.
Ma quali sono i rischi della Scuola 4.0? In che modo le nuove tecnologie possono aiutare a ridurre le disuguaglianze? “Siamo in una fase cruciale – ha spiegato Azzone – L’analisi dei dati può metterci a disposizione informazioni utili per il futuro della scuola e del percorso educativo dei nostri ragazzi. La tecnologia, l’intelligenza artificiale possono essere validi alleate, ma occorre un pensiero e una strategia a monte. Il rischio, altrimenti, è che i più fragili restino indietro”. Azzone ha evidenziato la necessità di “riuscire a capire cosa si può fare per migliorare la qualità della vita delle persone con questi strumenti e non lasciare uno sviluppo incontrollato. Da questo punto di vista credo si stia facendo già molto, sia a livello di Unione Europea sia a livello globale, in quanto c’è una tendenza a riflettere su quali siano gli aspetti etici connessi all’intelligenza artificiale” ha aggiunto.
I dati della ricerca
Per la prima volta in Italia, una piattaforma di didattica digitale ha condiviso dati anonimizzati di milioni di utenti per contribuire alla ricerca scientifica. I numeri sono stati raccolti tra marzo 2019 e agosto 2021 e raccontano l’esperienza di didattica digitale di 1,7 milioni di utenti attivi sulla piattaforma WeSchool, di cui l’88 per cento studenti e il 10 per cento insegnanti (due per cento appartenenti ad altri gruppi, ad esempio genitori). L’analisi ha riguardato circa 16 mila scuole di tutta Italia, più di 172 mila insegnanti e oltre un milione e mezzo di studenti. Il team di ricerca ha provato a definire l’abbandono scolastico digitale approfondendo le situazioni in cui uno studente abbandona la piattaforma prima della fine del corso. Dalla ricerca è emerso che gli studenti che lasciano il corso restano attivi solo il 25 per cento del tempo rispetto ai loro compagni; oltre la metà delle classi analizzate presenta almeno uno studente che ha abbandonato e ancora, in una classe su quattro, più del 15 per cento degli studenti ha abbandonato il corso. Per quanto riguarda le prospettive future, lo studio ha evidenziato il potenziale delle nuove tecnologie e tecniche di analisi dati per valutare l’andamento dei percorsi scolastici degli alunni: per esempio l’intelligenza artificiale potrà essere utilizzata per individuare studenti a rischio abbandono, fornendo ai docenti gli strumenti per intervenire in tempo.