L’arma pulita, senza alcuna traccia di sangue. Sulla lama che ha ucciso Sharon Verzeni non è rimasto alcun segno di quella tragica notte: era il 30 luglio scorso quando la 33enne, uscita per una passeggiata, fu accoltellata a morte da uno sconosciuto. Moussa Sangare, reo confesso, arrestato un mese dopo il delitto. A stabilirlo le analisi del Ris di Parma: sull’arma non c’è il sangue della vittima. A spiegare il particolare, il luogo del ritrovamento: il coltello è rimasto per molto tempo lungo le rive dell’Adda, in località Medolago, poco distante da dove Sharon ha trovato la morte. Un dettaglio, questo, che non cambierebbe comunque l’impianto accusatorio. Moussa Sangare resta il principale indiziato. Disoccupato, incensurato, una passione per la musica, Sangare, origini africane ma residente a Suisio, nella bergamasca, non conosceva Sharon, a incastrarlo le immagini delle telecamere, in particolare il frame che lo riprende poco dopo l’omicidio mentre fugge in bicicletta. Davanti agli inquirenti ha raccontato di essere uscito quella sera con l’intento di uccidere. Aveva con sé quattro coltelli, uno lo ha puntato anche contro un paio di 15enni che sono riusciti però a scappare fino a quando non ha incrociato quella donna. Distratta dalle cuffie, è diventata purtroppo la preda perfetta. La confessione permetterebbe al pm di chiudere a breve le indagini così da chiedere il giudizio immediato. Intanto Sergio Ruocco, il fidanzato della vittima, rimasto dal giorno del delitto a casa dei genitori della donna, continua a vivere con loro. In quella villetta, dove stava costruendo una vita con Sharon non ha più fatto ritorno.