Aya Biran è arrivata in Israele dove sta facendo la quarantena. Dalla sua stanza la zia paterna di Eitan, unico sopravvissuto della strage del Mottarone, prepara la strategia per l’udienza in tribunale a Tel Aviv. E’ decisa a riportare il prima possibile in Italia il bambino che le è stato affidato dai giudici di Pavia. L’11 settembre il nonno materno, Shmuel Peleg, ha preso un volo dalla Svizzera insieme al piccolo che ora si trova dunque con lui in Israele. Il marito di Aya ha spiegato che la donna è molto turbata dai rapporti sulle condizioni psicologiche di Eitan. Teme gli stiano facendo il lavaggio del cervello. Dall’altra parte i nonni materni annunciano battaglia. La zia, Gali Peleg, dice di volerlo adottare: “Sono concentrata su Eitan – spiega – voglio onorare le volontà di mia sorella, avevamo un patto”. E conclude: “Voglio adottarlo e crescerlo come figlio mio. Mia sorella era anche la mia migliore amica. Eitan è la cosa che più mi importa, l’unica che interessa a me e alla mia famiglia”. E anche la nonna materna conferma che si stanno preparando con ogni mezzo affinché resti con loro. La battaglia si sposta dunque in tribunale a Tel Aviv. Intanto si allarga l’inchiesta delle procura di Pavia. Oltre al nonno indagato per sequestro di persona aggravato e alla nonna accusata di averlo aiutato, c’è una terza persona iscritta nel registro degli indagati: è un 56enne che era alla guida dell’auto che li ha portati a Lugano.